Storia

La " FILARMONICA CARRUCESE " (1900 ca.)

Le prime notizie relative alla volontà di costituire una banda musicale a Carrù risalgono agli anni successivi all’unità d’Italia.

Nel 1866 venne presentata in Consiglio Comunale la sottoscrizione di alcuni cittadini, consistente nell’acquisto di azioni da lire 10, destinata  a creare un fondo per poter avviare una formazione bandistica in paese.

La cifra raccolta non fu sufficiente, così i carrucesi chiesero un contributo alla municipalità; come si legge in un passo del verbale del Consiglio Comunale del 6 gennaio di quell’anno, i sottoscrittori rimarcavano l’importanza di avere una banda in  paese “…in vista dei vantaggi sia morali che materiali che ne derivano..”. Il Consiglio Comunale decise quindi di partecipare con la somma di lire 400.

La scuola di musica, con il compito di formare gli strumentisti per la banda che andrà a costituirsi, venne affidata al maestro Giuseppe Vacchetti, che la diresse negli anni ‘70 e ‘80 del secolo XIX.

Nel 1874 il Consiglio Comunale si impegnò nel mantenimento della scuola di musica con una somma di lire 200  “..a condizioni che il Comune sia membro della Direzione, che la scuola di musica debba prestarsi gratuitamente in occasione di pubbliche funzioni..”.

Nel 1889 venne concesso come locale per le prove della scuola di musica il vecchio teatro, situato in via dei Morelli (attuale via Cavour).

Un articolo comparso su la “Gazzetta di Dogliani ”, testimonia come già nel 1891 si festeggiasse la patrona della musica, Santa Cecilia.

La banda musicale, diretta all’epoca dal maestro Mantelli e composta da 25 elementi, dopo la funzione solenne in Parrocchia, diede un piccolo concerto sulla piazza del municipio e poi si recò per il pranzo all’albergo dello “Scudo di Francia” di Carrù.

Negli ultimi anni dell’800 la direzione fu affidata a Luigi Chiusano. La denominazione della banda era “Filarmonica Carrucese”.

Nel 1912 la bacchetta di direttore della filarmonica passò nelle mani del maestro Bartolomeo Manfredi.

Per molti anni non ci furono divise ufficiali, ma i servizi si facevano con il vestito della festa e nel periodo tra le due guerre con la divisa fascista.

Dopo il secondo conflitto mondiale compare la figura di Giovanni Alesina, torinese di nascita e carrucese d’azione, il quale diede notevole aiuto ed impulso alla rinascita della banda stessa: per riconoscenza, alla sua morte la banda prenderà il suo nome, che mantiene tutt’ora. I maestri di quegli anni furono Perrone ed in seguito Ubaldo Viotti (1960-1975),  i presidenti Guglielmo “Memo” Filippi, Masino Albesiano, Giuseppe Marengo e Giovanni Cavallero.

Negli anni 70, 80 e 90 si susseguirono alla direzione musicale i maestri Ezio Brengetto (1975-1997), Igor Bergese (1990-1991) e Mario Manassero, dal ’97 l’attuale maestro; presidenti Pierluigi Tomatis (1984-1989), Pierluigi Olocco (1990-1995), Roberto Ferrua (1996-2000) e Walter Fabiani, dal 2000 presidente in carica.

Fonti: Archivio Storico del Comune di Carrù, “Aria ‘d Carù” di Ernesto Billò, Gazzetta di Dogliani.

GIOVANNI ALESINA (1891-1958)

“Carù, t’lo sas perchè?…”

Tra i poeti carruccesi rientra anche, a buon diritto, Giovanni Alesina, un torinese che fece di Carrù la sua patria elettiva dopo averla scoperta negli anni della guerra e dello sfollamento.

Nato a Torino l’11 Gennaio 1891, si era costruito da solo, raggiungendo con una sua attività industriale un certo benessere, e cercando di lasciare uno spazio nella sua vita alla dimensione culturale e umana.

In Carrù trovò un clima d’amicizia, di semplicità, di solidarietà che la tempesta della guerra potenziò anziché disperdere. Amico di tutti, intimo di Ghio, Pippo, Emilio Vacchetti, Dadone, divenne presto un punto di riferimento in Carrù, pronto a impegnarsi a sostegno d’iniziative benefiche e culturali senza mai mettersi in mostra. Uomo fine, sensibile, genuino, sinceramente credente, “praticò con i fatti l’amore del prossimo; semplice e affabile con tutti, instancabile organizzatore, sapeva fare le cose sul serio ed andava a fondo nelle cose”. L’Ospedale, di cui fu presidente dal 1951 al 1958, l’Asilo, la Banda Musicale, la Società Operaia si giovarono della sua opera assidua e generosa, tanto che il 15 maggio 1957, a testimonianza delle benemerenze acquisite e in segno di affettuosa gratitudine, il cav. Alesina ebbe la cittadinanza onoraria di Carrù. Ne provò una soddisfazione intensa: Carrù per lui era la serenità, il paese degli affetti e dei sogni più semplici e veri, lontani “dai ciadèj dla sità”, per i quali si poteva anche piantare “baraca e buratin”; un paisòtt che bagnava il naso anche a Torino, Roma, Parigi.

 Questi affetti, questi piaceri semplici della campagna, dell’amicizia, della ribòta rusticana, Alesina seppe esprimere con molto garbo in un mazzetto di versi in piemontese, che rievocano commossi Pippo Vacchetti, ricreano ilari una faseulada al Ciabòtt dle sumie, con successiva discesa… a reazione, si affacciano al trassòt di Emilio Vacchetti, si commuovono di fronte alla piccola Mirelin con una delicatezza che fa intuire quale padre sarebbe stato Alesina se avesse avuto la ventura di diventarlo. L’amore per la sua Norìn lo sostenne tutta la vita, e gli assicurò anche un ricordo postumo grazie alla pubblicazione in opuscolo dei suoi versi migliori (“Poesie di G. Alesina”, N. Milano ed., Farigliano, 1961).

dal libro “Aria ‘d Carrù” di Ernesto Billò